Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?

II domenica di Quaresima – Ritiro preadolescenti (II – III media)

Vi è mai capitato di aver a che fare con uno stereogramma? A giudicare dalle vostre facce c’è anche qualcuno tra di voi che non ha la minima idea di che cosa sia ciò di cui ho appena parlato. Bene, prima di addentrarci in un’elucubrazione teorica sul funzionamento di quest’oggetto vorrei che provaste a guardarne uno e a dirmi che cosa vedete… Cercatelo in Google, la rete è piena di esempi…

Bene a prima vista è a tutti chiaro che, a seconda della fattura di quello che avete trovato, ciò che si impone, che emerge ad un primo sguardo superficiale è un caos di puntini (o analoga trama per versioni più complesse). Ma questo perché?

Wikipedia alla voce stereogramma riporta: “Lo stereogramma, immagine stereoscopica o fotografia stereoscopica, è un’immagine piana bidimensionale atta a fornire una illusione di profondità. In origine il termine definiva una immagine stereoscopica parallela che poteva essere vista attraverso uno stereoscopioo la libera visione stereoscopica. Altri tipi di stereogrammi includono glianaglifi e gli autostereogrammi.”

Quello che ha noi interessa in particolare è l’autostereogramma dove sempre Wikipedia riporta: “L’autostereogramma è un’illusione ottica di profondità che viene normalmente visualizzata facendo in modo che gli occhi mettano a fuoco oltre il piano di messa a fuoco reale dell’immagine osservata ("metodo divergente") oppure mettendo a fuoco prima dell’immagine ("metodo convergente", talvolta anche detto ad incrociamento degli occhi ricalcando il termine inglese). L’impercettibile differenza nella ripetizione verticale delle figure o dei punti casuali creano l’illusione di profondità in una immagine bidimensionale, grazie alla differenza di prospettiva tra gli occhi umani, si crea così una illusoria percezione di oggetti e scene tridimensionali.”

Dopo questa curiosa introduzione però vogliamo arrivare ad un punto interessante per noi, per il nostro cammino oggi. Quello che abbiamo sentito in questa seconda domenica di quaresima nel nostro rito ambrosiano è un brano di Vangelo piuttosto noto che ci aiuta ad entrare con attenzione in questo tempo.

Subito, nelle prime battute della pagina evangelica, quello che colpisce è la prima incomprensione della donna samaritana che incontra Gesù presso il pozzo. Provate a pensare cosa avreste detto di un uomo che in pieno deserto, di fianco ad un pozzo, senza secchio incontrandovi vi avesse promesso acqua da bere. Nel migliore dei casi l’avreste ritenuto matto.

Pensate allo stesso tempo davanti ad un autostereogramma in cui io vedo una fantastica costruzione e voi solo una serie di puntini. Senza una spiegazione chiara mi prendereste altrettanto per matto. Eppure…

Il primo passo che vogliamo dare allora è molto semplice: per accorgerci delle cose occorrono due condizioni, una mente attenta a quello che abbiamo davanti che non si ferma alle prime apparenze e un amico che ci aiuti a scoprire la chiave di lettura.

La quaresima è il tempo che ci prepara al Triduo e alla Pasqua del Signore. Noi siamo nel tempo del Risorto, viviamo cioè già conoscendo “come è andata a finire”. L’uomo di un tempo però aveva chiara la percezione del grande peccato di aver crocifisso il Salvatore e la sproporzione si sente bene nel brano di Mozart.

« Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis. »

Cosa vi ha colpito? Non è forse vero che una cosa che subito risveglia in noi l’ascolto è la differenza di vigore con cui irrompe nella scena la maestà divina per poi lasciar spazio alla richiesta di pietà dell’uomo? L’uomo è consapevole della grandezza di Dio di fronte alla sua piccolezza. Della nostra piccolezza non ci accorgiamo spesso non tanto perché non sia un’esperienza che percepiamo ma perché il mondo di oggi ci porta a vivere distratti e a non preoccuparci fino in fondo di quello che facciamo.

« Confutatis maledictis, flammis acribus addictis, voca me cum benedictis. Oro supplex et acclinis, cor contritum quasi cinis, gere curam mei finis. »

Mozart era un genio, che nella sregolatezza della sua vita è riuscito a comporre quest’opera che in mezzo a tante altre mette in chiara luce il bisogno di salvezza che l’uomo nella sua piccolezza esprime a Dio. Grandezza di Dio e piccola supplica dell’uomo nel mistero della Pasqua trovano un punto di contatto. Ma non possiamo permetterci di saltare passi, non si capisce il bisogno di Dio senza guardare con attenzione a quello che siamo noi, a come viviamo, a quello che ci muove nelle nostre giornate.

Abbiamo bisogno cioè di una compagnia attenta. Un’amico che non ci faccia perder tempo ma che ci aiuti a stare attento nelle cose che faccio.

Hai detto bene: “io non ho marito”

(Gv 4,17)

In fondo ciascuno di noi desidera incontrare un altro che ci voglia bene così come siamo, che ci conosca fino in fondo e con cui non abbiamo timore a svelarci per quello che siamo. Un amico oltre il nostro limite, oltre i nostri errori. La samaritana a quel pozzo è stata folgorata da un incontro così, con un uomo per il quale lei non era nemmeno una degna interlocutrice.

In fondo possiamo anche noi cedere alla mentalità comune

maggior parte della gente pensa

che dio che fa il mondo sia teoria della scienza

ma io che sto al mondo penso dio a me non pensa

in fondo allo sfondo non c’è il cielo ma la guerra

(Entics – La mia guerra)

oppure per noi è possibile una nuova strada. È possibile vedere che Dio non solo a me pensa ma è mio compagno nelle strade di questo mondo e che quella che devo combattere non è tanto una mia guerra ma qualcosa di più bello?

Alla fine del cammino di oggi ci lasciamo ascoltando la canzone “Lavori in corso”. Quello che mi colpisce in questo brano è innanzitutto che ciascuno di noi, in questi lavori in corso che sono la vita, è chiamato a prendere una posizione e a farlo da vero “attore” e non da semplice comparsa sbiadita nel grigiore di un panorama sempre uguale. Talvolta questo vuol dire aver posizioni contro corrente, non essere proprio uguali al pensiero dominante intorno a noi. Occorre il coraggio di fare questa scelta.

c’è bisogno di qualcosa, c’è bisogno di qualcuno / c’è bisogno di parole che non dice mai nessuno.

C’è bisogno di un amore vero / c’è bisogno di un amore immenso

c’è bisogno di un pezzo di cielo / in questo mondo che ritrovi senso.

siamo tutti adesso importanti / siamo tutti un po’ più attori /in questi grandi lavori in corso.

(Gen Rosso – Lavori in corso)

Ci lasciamo dopo questi due ritiri insieme. Anche in avvento avevamo visto l’importanza di prendere sul serio i passi della vita, allora per tanti di voi si avvicinava il momento della scelta della scuola superiore. Oggi quel passo l’avete fatto, almeno chi tra di voi è in terza media. Non pensate che quello che ci siamo detti sia però relegato ai grandi passi occasionali dell’esistenza, è per vivere tutti i giorni in modo più bello, senza scappare, quello che abbiamo tra le mani.

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