Eram quasi agnus

e strappiamolo dalla terra dei viventi

Eram quasi agnus innocens; Ero come un agnello innocente,

ductus sum ad immolandum et nesciebam. che viene portato al macello, e non sapevo

Concilium fecerunt inimici mei adversum me dicentes: che i miei nemici avevano tenuto consiglio contro di me dicendo:

«Venite mittamus lignum in panem eius «Venite, mettiamo del veleno nel suo pane

et eradamus eum de terra viventium». e strappiamolo dalla terra dei viventi».

Omnes inimici mei adversum me cogitabant mala mihi, Tutti i miei nemici tramavano contro di me,

Verbum iniquum mandaverunt adversum me dicentes: Avevano pronunciato parole inique contro di me, dicendo:

«Venite mittamus lignum in panem eius «Venite, mettiamo del veleno nel suo pane

et eradamus eum de terra viventium». e strappiamolo dalla terra dei viventi».

Il male vuole cancellarlo dalla terra, non solo fermarlo ma, poiché ha osato così potentemente sfidare le logiche umane, altrettanto potentemente va eliminato. La tentazione è di cancellarlo anche dalla nostra vita. Entriamo con lui in questo Triduo.

«Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo… Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi» (Is 53,8). È la solitudine più radicale, il Crocifisso è il più emarginato degli uomini. Nel Responsorio di De Victoria si usa un verbo ancora più forte: «Venite,… eradamus eum de terra viventium», strappiamolo via fin dalle radici dalla terra dei viventi.

È l’assalto rabbioso del Maligno che è il Divisore (dia-ballos), colui che svelle l’uomo dalle sue appartenenze costitutive. La terza caduta di Gesù, perché «il peso per le membra è troppo grave» (Luzi), dice quanto sia greve la Sua solitudine. L’uomo abbandonato a se stesso non può che rimanere schiacciato dal peso del male.

A. Scola – III Catechesi Quaresimale 2012

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